Verso Est ONLUS Associazione di volontariato

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BEYOND BORDERS




Partecipa allo sviluppo del progetto umanitario SABAY, sostenuto con i fondi 8x1000 della Chiesa Valdese.

IL CONTESTO: nella campagna cambogiana pochi bambini completano la scuola. Le persone più povere spingono i propri figli a lavorare per contribuire alla sussistenza del nucleo famigliare. La scuola non è ancora interpretata come il passaggio indispensabile per la crescita personale.
L’INTERVENTO PROGETTUALE: due settimane vissute a stretto contatto con i ragazzi cambogiani in un emozionante programma esperienziale che sfrutta la fluidità di comunicazione data dalla vicinanza d’età. La missione è rendere i giovani locali protagonisti consapevoli del proprio sviluppo, trasmettendo loro la passione allo studio e le competenze formative, sia nel contorno delle tradizionali attività agricole, sia nel quadro delle innovative professioni del turismo e della comunicazione. Ai più piccoli sono indirizzate le azioni trasversali per sviluppare la promozione della salute, l’igiene personale e l’educazione ambientale.
L’ESPERIENZA DEL VIAGGIO: scoprire l’Asia più autentica attraverso l’interazione profonda con i suoi popoli sorridenti e affascinanti in Thailandia e in Cambogia. Un itinerario sostenibile tra le meraviglie di Angkor Wat e i seducenti templi di Bangkok, i tramonti sulle risaie e le luci metropolitane, la campagna verdissima e lo skyline dei grattacieli, i mall e i mercatini, la gita in bicicletta e la navigazione lungo i tipici canali, lo spettacolo del Phare Circus e i divertimenti di Khaosan Road…


L'organizzazione tecnica del viaggio è affidata a Travel Ways.


I pensieri di alcuni giovani che hanno partecipato al progetto:

Sono sul balcone ad osservare i tetti di questa città unica, cercando di rubarne ogni dettaglio per portarmi a casa tutto il possibile, senza lasciare qui nulla. La verità è che qualcosa rimane, e rimarrà qui per sempre: il cuore. Partire è un po’ morire, dicono, ed è vero, perché quando tornerai sarai diverso. Ci sono volte in cui sei solo un po’ più diverso rispetto a prima ed altre, invece, in cui hai modo di guardarti dentro davvero, di tuffarti nel mare profondo che è in te stesso, e questa è stata una di quelle volte. La Cambogia non mi ha dato niente di ciò che mi aspettassi, ma mi ha donato molto di più: emozioni uniche, fortissime e indescrivibili, così potenti da toglierti il respiro, mi ha fatto ammirare il mondo attraverso gli occhi delle persone, le risate dei bambini, mi ha fatto amare la sua terra rossa, i suoi prati verdi, le sue campagne infinite, il suo cielo grigio che, quando meno te l’aspetti, si apre e ti mostra un sole magnifico, la sua pioggia che quasi ti accarezza, i suoi templi che ti affascinano. Antoine de Saint-Exupéry scrisse, ne “Il piccolo principe”, che non si può vedere bene se non col cuore, poiché l’essenziale è invisibile agli occhi. Io l’ho capito qualche giorno fa quando, al villaggio, una bambina mi ha preso la mano e l’ha stretta forte, e l’ha tenuta così a lungo, trascinandomi su e giù lungo il prato nel tentativo di spiegarmi le regole di un gioco, come se fossimo l’una l’ancora dell’altra, e mi guardava negli occhi ogni volta che non capivo, sorridendomi. Ecco perché oggi posso dire di averlo capito. L’amore distrugge ogni muro, abbatte ogni barriera, che sia lingua o cultura, perché quando a parlare è il cuore non serve più nulla. Basta una mano stretta forte, un sorriso, uno sguardo. Vorrei poter dire che questa è stata una delle lezioni di vita più profonde che io abbia mai ricevuto, ma se c’è una consapevolezza che ho acquisito in questo viaggio, è che la vita non si impara. Si vive. A presto, Cambogia.
R.M.

Il programma è tornato consumato, sporco, vissuto. Alcune frasi sono state modificate, alcune parole cancellate, altre aggiunte, altre ancora sono state riscoperte. I nomi, tutti i nomi, hanno assunto un significato, e un volto. Ho sempre in mente la frase di un poeta – che l’inchiostro di ogni viaggio è nel mio sangue – e avverto di aver versato tanto del mio sangue per riscrivere questo programma, per vivere questa Cambogia. …il viaggio, le esperienze ti penetrano nelle vene, e restano per sempre dentro di te, generando anticorpi che ti aiutano a vivere. I miei pensieri sono stati rimodellati dall’esperienza cambogiana.
G.R.

Ho superato la mia timidezza - che così spesso mi è sembrata un mio limite invalicabile. Ho fatto esperienze fuori dal comune, che probabilmente non avrei mai pensato di essere in grado di fare, dal cucinare cibo khmer, al fare un’escursione in bici nella giungla, fino all’assaggiare gli insetti (che, mi tocca ammetterlo, non erano neanche male). Questo viaggio mi ha dato tanto. Tante emozioni, tanti pensieri, tante suggestioni e tanta energia. Ho fatto tantissime cose, visitato posti stupendi e mi sono riempita gli occhi di bellezza, che ho trovato ovunque. In queste due settimane sono stata davvero bene, come non stavo da tempo, e ne avevo bisogno. E adesso, mentre sono qui a scrivere a bordo dell’aereo che mi sta riportando a Milano e vedo l’alba con i suoi delicati colori comparire dai finestrini, mi rendo conto che la persona che sta tornando è un po’ diversa da quella che era partita.
A.M.

…gli occhi erano catturati dalle bancarelle accanto alle strade, dalle infinite amache, dagli altri veicoli come il mio che sfrecciavano a velocità inconcepibili in folli incroci in un folle traffico; erano incantati dalla flora rigogliosa, dai contorni di Angkor in lontananza, dai colori così diversi, così intensi. Ma poi si sono posati sulle singole persone ai lati delle strade o sui veicoli, sui venditori magrissimi dagli abiti laceri, sui lavoratori concentrati, sui bimbi dagli occhi giganti in piedi sui motorini, circondati dalle braccia amorevoli delle madri, sui monaci chiusi nella loro immensa spiritualità. E di tutti, quel che emergeva era il sorriso luminoso, un sorriso di pace e bontà. Non credo che troverò mai un altro popolo col sorriso paragonabile a quello degli abitanti della Cambogia. Credo non esista sorriso più bello. …all'improvviso ha iniziato a piovere a dirotto. Sono rimasta lì, ferma, a godermi il profumo della terra bagnata, le foglie sonore, i cangianti colori del tempio. Poi ho passeggiato lentamente, lasciando che il temporale mi attraversasse; un piede su un grosso mattone, uno su una statua crollata, fermandomi a volte, chiudendo gli occhi, espirando ed inspirando lentamente come se mi stessi uniformando al respiro della natura. E nel lasciarmi impregnare da quella pioggia, nel far entrare in circolo quell'aria umida e calda, ero parte della giungla ed avvertivo la potenza irraggiungibile del tempio. È impressionante l'effetto che fanno la foresta e l'antichità dei templi: ti scavano dentro, se sei disposto a lasciarti scavare. Perché dopo ogni viaggio si apre un nuovo capitolo: la nostra storia ha subito delle irregolarità tali da non permetterle di scorrere nel modo di prima. Sono pronta per questo nuovo inizio, più carica, con le pupille impregnate dello splendore di quel pezzo di mondo così lontano, così vicino.
A.B.

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